…e perché ti interessa se parli in pubblico

Chi ha fatto un corso di public speaking con me si ricorda in particolare di tre cose: il quadrato ruotato, gli elenchi puntati e che non ascolto i messaggi vocali. I primi due punti sono legati rispettivamente alla preparazione ed al design dei supporti visivi, ma cosa c’entrano gli audio con parlare in pubblico?

Per capirlo dobbiamo dare i numeri.

La capacità di lettura di una persona è di circa 200/300 parole al minuto. È un valore medio, sviluppando la lettura rapida è possibile aumentarlo, anche se c’è il rischio di una minore comprensione.

La capacità di ascolto, anche qui valori medi, è di circa 150/160 parole al minuto, sebbene si possa salire fino a circa 200/250, come ad esempio fa chi ascolta podcast o messaggi vocali accelerati. Anche in questo caso però c’è un rischio concreto di una minore capacità di comprensione di ciò che sentiamo.

La capacità di scrittura, parliamo di digitazione, è all’incirca 40/60 parole al minuto. Anche qui, essere molto avvezzi alla tastiera o seguire corsi specifici può innalzare questo valore..

Infine la capacità di parlare è all’incirca 120/150 parole al minuto (e a molti della mia generazione sarà venuto in mente Claudio Cecchetto…)

Cosa vuol dire tutto ciò? Se chi presenta utilizza delle slide con molto testo è probabile che finirà a leggerle. Mentre il pubblico le legge a oltre 200 parole al minuto, l’oratore parlerà a una velocità più ridotta, con il risultato che l’audience sarà in fondo quando chi parla avrà passato la metà. Questa fastidiosa mancanza di sincronia è un motivo in più per evitare di usare troppe parole sui supporti visivi, preferendo invece immagini complementari alle parole dette. La nostra capacità di comprendere un’immagine è superiore a quella di comprendere il testo e questo consente al pubblico di riportare velocemente l’attenzione sul presentatore.

Rimane solo la questione dei messaggi vocali. In realtà spesso sono in contesti in cui non mi è possibile ascoltarli, sto tenendo un corso, una riunione con molte persone, ecc… Si può però vedere la questione anche da un’altra angolazione. Chi sceglie di mandare un vocale sta risparmiando il suo tempo (siamo più veloci a parlare che a scrivere) a discapito di chi lo riceve (siamo più veloci a leggere che ad ascoltare), in barba al principio che l’onere della comunicazione, e la cortesia, spetta a chi trasmette.