Mio cugino gestisce una piccola azienda di componentistica (non è vero, ma l’esempio del cugino piace sempre ed è verosimile). L’altro giorno mi ha detto: “Senti, tutti parlano di questa AI, ma io non ci capisco niente. È davvero così importante?” Gli ho risposto che sì, è importante. Anzi, è cruciale. Ma poi ho pensato: se uno che fattura 2 milioni l’anno non sa neanche da dove iniziare, allora abbiamo un problema serio.
Il problema è questo: mentre tutti parlano di rivoluzione digitale, la maggior parte delle PMI sta guardando il treno passare senza salirci sopra.
L’America e il paradosso dei leader senza bussola
Negli Stati Uniti, dove di solito arrivano primi su tutto, hanno scoperto una cosa imbarazzante. I leader delle piccole e medie imprese fanno finta di sapere cos’è l’AI, ma in privato non hanno la minima idea.
Justin Massa, consulente AI che lavora con centinaia di PMI americane, racconta una storia che fa ridere e piangere insieme: “Il CEO mi dice di restare al telefono cinque minuti, poi confessa che non ha mai usato l’AI generativa. Mi chiede se è un sito web o un’app.”
Questo succede un paio di volte al mese. CEO di aziende da milioni di dollari che non sanno distinguere ChatGPT da una chat di WhatsApp.
Il risultato? Solo il 16% dei dipendenti nelle aziende sotto i 500 dipendenti usa l’AI ogni giorno. Il 20% non l’ha mai usata. Stiamo parlando dell’America, quella che ha inventato Silicon Valley.
I quattro peccati capitali delle PMI americane
Le PMI li si chiamano SMB, la sostanza però non cambia. Massa ha identificato quattro problemi ricorrenti che suonano tremendamente familiari:
1. I leader non sanno usare l’AI – E spesso non sanno neanche cosa sia. Immaginate di guidare un’azienda negli anni 2000 senza sapere cos’è un computer. Ecco, siamo a quel livello.
2. Chi la usa, la usa male – La maggior parte vede l’AI come un assistente per compiti stupidi: riassumere email, generare risposte automatiche. È come comprare una Ferrari per andare al supermercato.
3. I leader pensano che l’AI non li riguardi – “Può essere utile ai miei dipendenti, ma io faccio il CEO, non scrivo email.” Sbagliato. L’AI può trasformare il modo in cui prendi decisioni strategiche, se solo sapessi come usarla.
4. L’AI fantasma – Il 32% dei dipendenti in aziende che hanno vietato l’AI la usa di nascosto. È come il proibizionismo: più la vieti, più la gente la vuole.

L’Italia: peggio di quanto pensassi?
Se pensavate che l’America fosse messa male, aspettate di sentire i numeri italiani che ho trovato mettendo insieme Istat, Agenzia Digitale, Politecnico e Sole24ore.
Solo il 7-8% delle PMI italiane ha utilizzato soluzioni di AI nel 2024. Sette-otto per cento. In pratica, su 100 piccole e medie imprese, 92 stanno ancora facendo tutto a mano come nel 1995.

Ma c’è di peggio: tra quelle poche che usano l’AI, quasi la metà (45,3%) si limita all’AI generativa per il linguaggio. In pratica, usano ChatGPT per scrivere email più carine. O poco più.
Il divario che fa male
I dati territoriali sono spietati. Il 63% delle aziende che usano l’AI si concentra nel Nord Italia. La Lombardia da sola rappresenta un quarto del totale nazionale. Il Sud? Campania, una delle regioni più grandi, raccoglie appena il 7-8%.

Non è solo una questione di digital divide. È che stiamo creando due Italie: quella che innova e quella che resta indietro. E il gap si allarga ogni giorno.
La crescita c’è stata: dal 5% del 2023 all’8,2% del 2024. Un +160% per l’AI generativa. Numeri che fanno sembrare tutto roseo, finché non realizzi che partivamo praticamente da zero.

Le scuse che non reggono (ma sono comprensibili)
Le PMI italiane si lamentano sempre delle stesse cose:
- “Non abbiamo competenze” – Il 55% dice di non avere le skill necessarie. Traduzione: nessuno sa come funziona, quindi meglio non toccare niente.
- “Costa troppo” – Il 50% trova i costi proibitivi. Ma nessuno calcola quanto costa NON usare l’AI mentre i competitor lo fanno.
- “I nostri dati fanno schifo” – Questa è onesta. Molte PMI hanno dati sparsi in mille file Excel. L’AI ha bisogno di ordine, non di caos. (Secondo me non è un problema solo italiano).
- “Non sappiamo cosa dice la legge” – L’AI Act europeo spaventa. Ma aspettare che tutto sia chiaro significa perdere anni di vantaggio competitivo.
Cosa devi fare per non restare indietro (Guida pratica all’AI per PMI italiane)
Basta piangere. Ecco cosa fare davvero, partendo dai consigli americani, ma adattati alla realtà italiana.
1. Il CEO deve sporcarsi le mani
Punto primo: se sei il titolare, o il CEO come si dice oggi, devi usare l’AI ogni singolo giorno. Non puoi delegare questa cosa al “giovane che se ne intende di computer”.
Inizia domani mattina:
- Scarica ChatGPT (o Claude, o Gemini) come app o appuntali nel browser fissi.
- Usalo per preparare la riunione con i commerciali
- Chiedigli di analizzare i dati di vendita del mese scorso
- Fallo diventare il tuo sparring partner per le decisioni difficili
Non è un giocattolo. È il tuo nuovo consulente strategico che lavora 24/7 e costa meno di un caffè al giorno. Sì l’AI aumenterà presto, ma anche il caffè non scherza ultimamente.
2. Pensa in grande, parti dal piccolo
L’AI non è solo per automatizzare i compiti noiosi. Può trasformare il modo in cui:
- Analizzi il mercato
- Prendi decisioni di investimento
- Gestisci i clienti
- Sviluppi nuovi prodotti
Ma parti da una cosa semplice. Usa l’AI per migliorare le tue proposte commerciali. O per analizzare i feedback dei clienti. O per ottimizzare i turni di lavoro.
Una vittoria piccola vale più di mille progetti ambiziosi mai realizzati.
3. Dati prima, AI poi
Se i tuoi dati sono un disastro, l’AI non può fare miracoli. È come dare gli ingredienti sbagliati a un cuoco stellato.
Prima di pensare all’AI:
- Metti in ordine i dati dei clienti
- Digitalizza i processi più importanti
- Crea un minimo di struttura nell’informazione aziendale
Non serve essere perfetti. Serve essere meglio di prima.
4. Basta con il “Shadow AI”
Se hai vietato l’AI in azienda, i tuoi dipendenti la stanno già usando di nascosto. È matematico. Come sarebbe successo con WhatsApp. Che infatti è usato da tutte le aziende malgrado per la stragrande maggioranza NON sia uno strumenti di comunicazione ufficiale. Con la differenza che l’AI potrebbe essere MOLTO più PERICOLOSA.
Invece di fare il proibizionista, fai questo:
- Organizza una riunione aperta sull’AI
- Chiedi chi la sta già usando (senza giudicare)
- Definite insieme le regole d’uso
- Create un piano di formazione per tutti
La trasparenza batte sempre il controllo.
5. Il vantaggio del ritardatario (se sai sfruttarlo)
Essere in ritardo può essere un vantaggio, se lo fai bene. Mentre altri hanno sperimentato e sbagliato, tu puoi copiare quello che funziona.
Non devi inventare niente. Le best practice ci sono già. I tools sono maturi. I costi sono scesi.
Quello che serve è decidere di iniziare. Oggi, non domani. Chi però ha già iniziato ha anche imparato dagli errori…
Digital Punk: Il partner che ti mancava
Però non ti manca più! Qui non ti diciamo che l’AI risolverà tutti i tuoi problemi. Ti diciamo che può risolverne molti diversi, se sai come usarla.
Non vendiamo sogni. Vendiamo risultati concreti:
- Analisi dei tuoi processi per identificare dove l’AI può fare la differenza
- Formazione pratica per te e il tuo team
- Implementazione graduale, senza rivoluzioni traumatiche
- Supporto continuo, perché l’AI evolve ogni mese
La differenza? Noi parliamo la lingua delle PMI italiane. Sappiamo che hai mille problemi ogni giorno e che l’ultimo di cui hai bisogno è un consulente che ti complica la vita.
L’AI per PMI non è fantascienza. È business sense.
La domanda non è se l’AI arriverà nella tua azienda. È se ci arriverai prima o dopo i tuoi competitor.
E se la risposta è “dopo”, allora sì, abbiamo un problema.
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