Siamo onesti per un secondo. Quante volte hai sentito la parola “sostenibilità” nell’ultimo anno? E quante di quelle volte hai trattenuto a stento uno sbadiglio?
Non fraintendermi. In Digital Punk crediamo fermamente che “digitali, ma etici” non sia solo uno slogan carino da stampare su una tazza. È la base di tutto. Ma c’è un problema gigantesco nel mondo oggi: il modo in cui parliamo di queste cose è spesso… beh, noioso. O peggio, è finto.
È qui che entra in gioco il concetto di greenwashing aziendale. Aziende che si dipingono di verde, fanno un bel post su LinkedIn per la Giornata della Terra, organizzano un webinar di due ore che nessuno ascolta davvero, e poi tornano a fare business come sempre. Questo non è solo inutile; è dannoso. Crea cinismo. E il cinismo è la kryptonite per qualsiasi cultura aziendale.
Ecco perché, quando abbiamo sentito parlare di avere in Italia Project Terra!, le nostre orecchie si sono drizzate. Un team building che promette di non farti addormentare? Un’esperienza che mischia enigmi, strategia e temi ambientali seri? Sulla carta sembrava il Sacro Graal.
Ma noi siamo fatti così: non abbiamo modelli e, soprattutto, non ci fidiamo delle brochure patinate. Volevamo sapere com’è davvero. È solo un gioco? Si impara qualcosa? O è l’ennesima scusa per uscire dall’ufficio?
Siamo corsi a viverlo sulla nostra pelle per capire se potevamo proporlo ai nostri clienti. Ettore e Paolo hanno vissuto l’esperienza in prima persona.
Cos’è Project Terra?
Prima di lasciare la parola a Ettore, dobbiamo settare la scena. Immagina di entrare in una stanza. C’è una mappa. Ci sono ruoli. Ci sono risorse limitate.
Project Terra esperienza non è la classica attività sulla sostenibilità dove pianti un albero (che per carità, è bello, ma spesso finisce lì). È una simulazione. È un team building innovativo basato su logiche di gamification complesse.
L’idea di base è questa: il mondo è nei guai (spoiler: come nella realtà). Il tuo team deve salvarlo. Ma non puoi farlo da solo. Hai bisogno di gestire risorse, costruire infrastrutture e risolvere enigmi che richiedono logica, intuito e, sorpresa sorpresa, una dose massiccia di cooperazione.
I partecipanti vengono divisi in squadre, e ogni persona ha un ruolo specifico:
- Leader: Tiene le redini e la visione d’insieme.
- Trader: Gestisce le risorse e le negoziazioni.
- Buyer: Acquista le risorse
- Engineer: Costruisce fisicamente le soluzioni sulla mappa.
Sembra un gioco di ruolo? Lo è. Ma le dinamiche che si scatenano sono terribilmente reali. La pressione del tempo, la scarsità di risorse, la necessità di parlare con gli altri team… tutto questo simula un ecosistema aziendale reale.
Basta con la teoria. Vediamo cosa è successo quando abbiamo messo le mani in pasta.
Ettore vs la sostenibilità gamificata
Ho chiesto a Ettore di essere brutale. Volevo sapere i pro, i contro e i momenti di panico. Ecco cosa mi ha raccontato.
1. Perché l’abbiamo fatto? (Oltre al voler uscire dall’ufficio)
Tutto inizia con un’intenzione. Spesso i team building nascono perché “bisogna farli”. C’è un budget da spendere entro fine anno, o il morale è basso e serve una toppa. Ma in questo caso, l’obiettivo era diverso.
Ho chiesto a Ettore come è nata l’idea di proporre proprio questo format.
“Stavamo cercando qualcosa che unisse team building con una sensibilità alle tematiche ESG,” mi ha risposto Ettore.
Cercavamo qualcosa che unisse la costruzione della squadra (il legame umano) con il tema. Spesso queste due cose viaggiano su binari paralleli: o ci divertiamo sui go-kart (zero impatto formativo sui valori), o facciamo formazione etica (zero divertimento). L’idea di trovare un punto di incontro è la chiave di volta.
2. L’effetto sorpresa: “Pensavo fosse un gioco da ragazzi…”
Quando gli ho chiesto delle sue aspettative, la risposta di Ettore mi ha spiazzato. Mi aspettavo che dicesse “è stato bello rilassarsi”. Invece?
“Sul gioco sono rimasto sorpreso dalla difficoltà,” confessa. “Sia gli enigmi che la mappa erano tutt’altro che semplici.”
Fermiamoci un attimo. Stiamo parlando di professionisti. Gente abituata a risolvere problemi complessi ogni giorno. Eppure, il gioco li ha messi in crisi. Perché?
“Serve buona collaborazione di squadra e capire bene i ruoli. Mi aspettavo che fosse più facile e che ci fosse meno divisione di ruoli, anche se poi ci si aiuta.”
Questo è un punto cruciale per chiunque stia valutando un team building di questo tipo. Se pensi di andare lì a fare una passeggiata, ripensaci.
Quando il gioco è difficile, devi guardare il tuo collega negli occhi e dire: “Non ho idea di come si faccia, aiutami”. Ed è lì che nasce la vera squadra.
3. Vita da ingegnere
Ettore ha ricoperto il ruolo di Engineer. Per chi lo conosce, potrebbe sembrare una scelta naturale, o forse no. Ma come ha vissuto questa responsabilità? Era stressante?
“Engineer, ruolo base,” dice lui con modestia, “ma piazzare i luoghi e costruire i percorsi è la cosa che mi ha divertito di più.”
Questo ruolo non è solitario. Devi costruire ciò che il Leader ha deciso e ciò che il Buyer ha acquistato. Se non c’è allineamento, l’Engineer resta con le mani in mano. O costruisce la cosa sbagliata. Ti suona familiare? È la metafora perfetta di ogni progetto aziendale fallito per mancanza di comunicazione interna.
4. La “Collabo-competizione”
“La cooperazione è stata sorprendente”
Ma attenzione, Project Terra è strutturato in squadre: normalmente, squadra A vuole battere squadra B. È il motivo per cui amiamo lo sport. Ma qui c’è un twist: tutti i team devono collaborare per aprire la cassaforte. Immagina la scena: hai passato un’ora a cercare di essere più veloce degli altri, e improvvisamente ti dicono che se non aiuti i tuoi “nemici”, perdete tutti.
“Competizione tranquilla,” racconta Ettore. “Ti rendi conto che alla fine stai lo stesso collaborando. La chiamerei ‘collabo-competizione’.”
Collabo-competizione. Segnati questa parola.
5. Cosa ci portiamo a casa? (Oltre a piantare davvero degli alberi)
Alla fine della fiera, cosa resta? È stato solo un pomeriggio diverso dal solito?
“Funziona bene come team building perché può insegnarti a conoscere la tua squadra, cooperare e affidarsi ai punti di forza di ognuno dei partecipanti,” riflette.
Affidarsi ai punti di forza. Ecco la chiave. In ufficio, spesso giudichiamo i colleghi per quello che non sanno fare (“Ah, Marco è lento con Excel”). In un contesto come questo, sei costretto a vedere quello che sanno fare. Magari Marco è lento con Excel, ma è l’unico che ha capito l’enigma della mappa in tre secondi. Improvvisamente, il rispetto cresce.
E a chi lo consiglierebbe?
“Fatelo,” dice Ettore senza esitazione. “È adatto per tutti quelli fuori dal reparto ESG, per unirli a quel reparto e includerli in quelle dinamiche.”
Spesso l’ESG è visto come una “roba da tecnici” o “da HR”. Portare i commerciali, gli sviluppatori, i contabili dentro queste dinamiche rompe le barriere. Fa capire che la sostenibilità è un problema di design, di acquisti, di logistica. Di tutti.
6. Il verdetto finale: divertimento o formazione?
Chiudiamo con la domanda da un milione di dollari. È un gioco o è una lezione?
“Se devo dare una risposta semplice direi 50 e 50,” conclude. “Mi sono divertito molto perché questa esperienza ha tirato fuori la competizione che c’è in me.”
Ma, volendo sempre migliorare, Ettore ha anche un consiglio per renderlo ancora più potente:
“Un consiglio che mi sento di dare è coniugarlo con altri momenti educativi con ancora maggior impatto e coinvolgere il maggior numero di persone per esaltare le dinamiche di confronto sul tema.”
Quindi: massa critica. E magari abbinarlo a un debriefing strutturato per consolidare le lezioni apprese.
Cosa considerare per un team building sulla sostenibilità o ESG.
Analizzando l’esperienza di Ettore, emergono alcuni spunti:
- Mancanza di sfiducia: Se tratti i tuoi dipendenti come bambini, si comporteranno come tali. Project Terra ti tratta da adulto intelligente. Ti dà un problema difficile e ti dice “Arrangiati”. Questo genera engagement.
- Scollamento dalla realtà: Molti esercizi sono astratti. Qui, anche se è un gioco, le dinamiche di scarsità delle risorse e interdipendenza sono le stesse che vivi in azienda ogni giorno.
- Il fattore “predica”: Nessuno vuole sentirsi dire che è una cattiva persona perché usa la plastica. Invece di fare la predica, questo gioco ti fa vivere le conseguenze delle tue scelte. È apprendimento esperienziale puro.
Condividi et impara. Questo è il mantra. E quello che abbiamo imparato da questa esperienza è che l’apprendimento passa dall’emozione. La frustrazione di un enigma non risolto, la gioia di sbloccare la cassaforte, la risata quando capisci di aver sbagliato strada: queste emozioni fissano i concetti nella memoria molto più di qualsiasi slide.
Conclusione
Siamo arrivati alla fine di questa chiacchierata. Se ti occupi dei temi ESG, sei un HR Manager, un CEO o semplicemente qualcuno che non ne può più di vedere i propri colleghi roteare gli occhi quando si parla di sostenibilità, forse è il momento di cambiare approccio.
Non dobbiamo per forza salvare il mondo in un pomeriggio. Ma possiamo iniziare a capire come lavorare insieme per farlo e avviare una discussione in azienda.
Project Terra non è una bacchetta magica. Come dice Ettore, va integrato, va ragionato, e serve la giusta attitudine. Ma è un passo gigantesco lontano dalla noia e dal greenwashing aziendale di facciata.
È autentico. È difficile. È divertente.
Ed è esattamente il tipo di esperienza che ci piace in Digital Punk.
Quindi, la domanda non è se dovresti fare un team building sulla sostenibilità. La domanda è: sei pronto a mettere alla prova il tuo team e non affidarti solo a un PowerPoint?
Prendi il tuo team, mischia le carte, e mettili di fronte a una sfida vera. Potresti scoprire che l’ingegnere silenzioso è un leader nato, o che il commerciale aggressivo è un maestro della diplomazia quando le risorse scarseggiano.
Vuoi scuotere il tuo team?
Se questa storia ti ha incuriosito e pensi che la tua azienda abbia bisogno di una scossa (con elettroni riciclati, ovviamente), parliamone.
Non organizziamo solo team building: progettiamo esperienze che cambiano il modo in cui le persone lavorano insieme.
Scrivici ora per organizzare la tua prossima sessione di Project Terra.
Non promettiamo che sarà facile. Promettiamo che non sarà noioso.