Poco prima delle vacanze ho parlato con il CEO di una media azienda milanese. “Abbiamo investito in AI,” mi ha detto, “ma i dipendenti la usano solo per riassumere le email.”
Ecco il paradosso dell’uso dell’intelligenza artificiale nel 2025: tutti ne parlano, molti la comprano, pochissimi sanno davvero cosa farsene.
Quando l’AI diventa un giocattolo costoso
I numeri sono spietati. Secondo la ricerca di Marc Zao-Sanders, i tre principali casi d’uso dell’intelligenza artificiale sono personali, non professionali. La gente usa AI per pianificare le vacanze, non per rivoluzionare il business.
Il 28% delle persone non riesce a trovare un buon caso d’uso per l’AI al lavoro. Ventotto percento. Quasi un terzo della forza lavoro ha in mano uno strumento che può fare qualsiasi cosa, ma non sa cosa chiedergli.
È come avere una Ferrari e usarla solo per andare dal panettiere. Anzi per farci solo il picnic all’interno.
I numeri che fanno male
Guardiamo i dati di Harvard Business Review sui casi d’uso AI più popolari:
- Terapia personale: primo posto
- Pianificazione pasti: secondo posto
- Itinerari di viaggio: terzo posto
- Scrivere documenti aziendali: 51° posto
- Supporto alle decisioni strategiche: 73° posto
- Creare business plan: 95° posto
Novantacinquesimo posto per i business plan. Lascia che ti entri bene in testa questo numero.
L’uso AI che non osa dire il suo nome
Durante i nostri workshop sull’AI chiediamo ai partecipanti quali fossero i loro casi d’uso AI più innovativi prima di fare un corso con noi. Le risposte top 3:
- Assistenza nella scrittura email – riscrittura per tono e chiarezza
- Editing e correzione bozze – grammatica e sintassi
- Riassunti – meeting, report, presentazioni
“Innovativi.” Stiamo parlando di correggere la grammatica e riassumere riunioni.
Non è innovazione. È procrastinazione tecnologica.
Eppure – e qui sta il bello – il 46% dei dipendenti è entusiasta dell’AI. Il 65% sarebbe deluso se non potesse più usarla. Il 76% si fida dei contributi dell’AI al proprio lavoro.
Il problema non è la motivazione. È che nessuno sa da dove iniziare.
Dove le strategie AI vanno a morire
L’AI ha quello che io chiamo il “problema della pagina bianca”. Può fare tutto, quindi non sai cosa fargli fare. Ironia della sorta l’AI è l’ideale per risolvere il problema della pagina bianca quando tocca a te scrivere qualcosa…
Problema numero 1: l’ignoranza istituzionalizzata
Il 57% della forza lavoro non riceve nessuna formazione professionale sull’AI. Nessuna.
Dove prendono le informazioni? Il 45% da blog gratuiti. Il 34% scambia consigli con i colleghi. Il 19% segue “AI influencer” su LinkedIn.
È come imparare la chirurgia guardando Grey’s Anatomy.
Problema numero 2: il far west normativo
Il 51% dei lavoratori non ha accesso a una policy aziendale chiara sull’AI. Più della metà non sa cosa è consentito e cosa no.
Senza regole, la gente gioca in difesa. Perché rischiare quando puoi limitarti a riassumere email?
Problema numero 3: i manager fantasma
Il 74% dei manager non condivide aspettative sull’uso AI con i dipendenti. Il 32% è completamente silenzioso sull’argomento.
I leader che dovrebbero guidare la trasformazione digitale fanno finta che l’AI non esista. Brilliant strategy.
Cosa dovrebbero fare i leader (ma non stanno facendo)
Ecco come trasformare l’uso dell’intelligenza artificiale da costo a vantaggio competitivo:
1. Rendere l’AI rilevante per ogni ruolo
Non dire “usate l’AI.” Dì “usate l’AI per risolvere questo specifico problema che vi tormenta ogni giorno.”
Il momento “aha” arriva quando l’AI risolve un dolore reale, non quando fa cose fighe ma inutili.
2. Creare vincoli creativi
I vincoli alimentano la creatività. La libertà totale paralizza.
Definisci:
- Metriche specifiche che i dipendenti devono raggiungere con l’AI
- Casi d’uso obbligatori per tutti
- Strumenti approvati dall’azienda
- Come l’uso AI influisce su valutazioni e incentivi
3. Audit dei workflow ogni 6 mesi
Lavora con il team per identificare dove l’AI può avere impatto sui processi core. Testa 2-3 progetti pilota insieme. Condividi i risultati con altri team. Prova il nostro framework A-E-I.
L’ispirazione è contagiosa. Ma deve essere orchestrata.
4. Ritualizzare l’apprendimento AI
Dedica 10 minuti delle riunioni settimanali a condividere vittorie, fallimenti e casi d’uso AI. Organizza lunch & learn bimestrali.
L’AI deve diventare parte della cultura, non un’iniziativa del momento.
5. Documentare tutto
Crea un manuale dei “trucchi AI” con casi d’uso e prompt che hanno funzionato. Quando qualcuno trova un oro, tutti devono saperlo.
6. Creare sicurezza psicologica
Il 27% dei lavoratori è ansioso per l’impatto dell’AI sul proprio lavoro. Se hanno paura delle conseguenze, non sperimenteranno mai.
I manager devono applaudire gli esperimenti, soprattutto quelli falliti.
Il vero ostacolo all’uso intelligenza artificiale
La scoperta di nuovi casi d’uso è probabilmente il tuo collo di bottiglia più grande.
Non è un problema tecnologico. È un problema culturale.
L’AI prospera in ambienti dove la curiosità è incoraggiata, l’esperimento è celebrato e il fallimento è visto come apprendimento.
Ma la maggior parte delle aziende italiane ha ancora una cultura del “non si è sempre fatto così?”
Cambia la cultura, cambierai i risultati.
Dall’hype alla realtà: il futuro dell’uso AI in azienda
L’intelligenza artificiale non è magia. È uno strumento. Come un martello, può costruire una casa o spaccare un dito.
La differenza la fa chi tiene il martello e come ha imparato a usarlo.
Le aziende che vincono saranno quelle che trasformeranno l’uso intelligenza artificiale da esperimento costoso a vantaggio competitivo sistematico.
Non attraverso la tecnologia. Attraverso le persone.
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